1 – Chiostro inferiore a piano terra

A rappresentare il cuore del complesso monastico è il chiostro interno, addossato alla parete meridionale della chiesa; all’inizio della sua costruzione, risalente molto probabilmente alla seconda metà del XIII secolo, il convento fu dotato di quest’unico chiostro, detto “dei morti”.

Il nome attribuito all’ambiente non è casuale: era infatti adibito ad accogliere le tombe dapprima dei frati, poi di molti fedeli le cui spoglie non erano deposte nelle sepolture collocate in chiesa, riservate ai membri di famiglie più abbienti. Ad oggi nell’area si trovano ancora tracce delle lapidi, anche se la maggior parte è nascosta sotto le pavimentazioni.

Lo stile del chiostro primitivo doveva essere presumibilmente gotico, coperto da una tettoia in legno. Venne trasformato nel corso del XV secolo, ma raggiunse la sua struttura odierna solo nel Seicento. Durante il primo intervento fu ridotto e reso di forma quadrata, poi nella ristrutturazione del XVI secolo le crociere del loggiato furono voltate con nuove colonne in pietra. A testimoniare l’ultimo restauro, con il quale venne aggiunto un portico superiore al chiostro, sta uno stemma in pietra che riporta la data 1634. Il tutto fu inoltre documentato in uno dei Libri di Ricordanza del convento, dove si legge: “1634. Ricordo come, dovendosi far la fabbrica delle logge sopra il chiostro principale del nostro convento sì perché le volte infradiciavano senza rimedio, come perché così fu ordinato dal molto rev.do padre Provinciale fra Vincenzo Candido il dì 10 ottobre 1634, che fu il martedì giorno dedicato al nostro padre S. Domenico, sotto il suo felicissimo nome e auspicio si diede felicemente principio a detta fabbrica […]”.

Dal punto di vista artistico, a decorare le lunette sotto il porticato stavano affreschi che, almeno in origine, ritraevano figure cardinali della religiosità cristiana (il crocifisso, la Vergine Maria, Santa Caterina vergine e martire…) . Nel XVI secolo queste furono coperte da un ciclo di affreschi dell’artista veronese Sebastiano Vini, che rappresentò una serie di eventi della vita di S. Domenico a partire dalla sua nascita fino alla sua morte. Della serie agiografica di Vini purtroppo rimane poco o niente, in quanto andò inesorabilmente persa nel bombardamento di Pistoia del 1943.